sabato 21 marzo 2015

Coloni e colonizzati: disagi in Nuova Zelanda.

22 Marzo 2015
41 Kowhai St. Naenae
Wellington

Avevo in mente di scrivere un post anche sulle cose negative che abbiamo riscontrato in questo nostro viaggio ed esperienza, ma ho continuato a raccogliere materiali e testimonianze finché ieri è arrivato lo stimolo per scrivere un post sul genere. Perché? Perché ci hanno rubato la macchina.



Sembra strano, assurdo, cose dell'altro mondo ma è proprio così, perché siamo in un altro mondo. La nostra fedele Crossy era parcheggiata fuori casa come al solito, sul ciglio della strada (qui è piuttosto usuale, ci sono pochi parcheggi veri e propri ma le strade, almeno nei paraggi delle città sono molto larghe e con spazio per il parcheggio ai lati) e al mattino quando ci siamo svegliati la macchina era sparita, "evaporata in una nuvola rossa, in una delle molte feritoie della notte".
Contatto subito il centro di polizia per sporgere la denuncia, poi vengo a sapere dai miei colleghi che i furti di macchine vecchie parcheggiate in strada sono molto frequenti qua in Nuova Zelanda, generalmente sono giovani scapestrati e annoiati che per diletto rubano macchine vecchie (con scarsi antifurti) per andare a fare sgommate nei parcheggi, si parla di 30000 furti di macchine all'anno, su 4 milioni di abitanti è una bella percentuale! Statisticamente però meno del 30% delle macchine rubate sono a fini puramente lucrosi o per rivendita di pezzi vecchi. L'ulteriore beffa è che avevamo appena fatto la revisione alla macchina, spendendoci quindi altri soldi, ed eravamo pronti per venderla.
Al momento abitiamo in una quartiere carino ma piuttosto degradato, nel secondo dopoguerra era un posto molto ricercato con campi, fattorie e addirittura il primo "Mall" della Nuova Nelanda, che sarebbe una specie di piccolo centro commerciale all'aperto. Adesso però i campi sono spariti per far posto a casette di legno, il posto è abitato principalmente da immigrati di varie nazionalità e soprattutto da maori. Il degrado purtroppo è palapabile, uscendo di casa è facilissimo trovare bottiglie di vetro rotte in terra, magari vicino ai cestini. Ma il degrado più grande lo si vede guardando gli abitanti del posto, a me danno l'impressione di non aver alcun rispetto per loro stessi e per il bel posto in cui vivono, mi sembra quasi che abbiano idealizzato un ghetto malfamato newyorkese e vogliano provare ad imitarlo. Questo lo vedo da come tengono le case, dall'enorme problema di alcolismo che hanno, da quanto tengono ad avere il macchinone per fare i tamarri in strada. E' ovvio che questo è un discorso generalista e non tutti sono così, ma la nostra impressione è questa e va valutata per quello che è: un'impressione.
A questo proposito suggerisco il film "Once were warriors" che parla proprio di questa cosa, piuttosto utile per capire di cosa sto parlando.

Questo è un problema sociale non indifferente (non proprio solo un' impressione insomma...) e numerosi studi sono stati fatti a questo proposito per capire da dove venga questo disagio. Siamo giunti a conclusione che questi problemi provengono dalla mancanza di un vero e proprio tessuto culturale maori. Questo non perché non esista la cultura maori, anzi, ma perché durante la colonizzazione della Nuova Zelanda, in seguito a numerosi conflitti e dopo aver trovato finalmente un'accordo (Il famoso trattato di Waitangi) i maori hanno venduto tutta la loro terra ai colonizzatori inglesi, basti pensare che in circa 15 anni i possedimenti dei maori si sono ridotti del 90%. Con la terra i maori hanno inziato ad impoverirsi e a doversi adeguare ad un modello di vita più occidentale, con parecchie difficoltà. Questa difficoltà probabilmente proviene dallo stile di vita maori in cui non esisteva una vera e propria proprietà privata, c'erano delle tribù che occupavano la terra e ne ricavavano quello che necessitavano per vivere.
Ci vorrranno altri anni per avere un tessuto sociale veramente omogeneo, il governo sta stimolando la popolazione Maori ad istruirsi tramite svariati contributi per chi frequenta l'università, e anche la popolazione "bianca" sta conoscendo ed apprezzando la vera cultura maori, ma c'è ancora molta strada da fare. La prova di questo è riscontrabile in diversi posti: in città i manager incravattati sono tutti europei mentre gli spazzini e i manovali maori, al GNS (dove l'Alice fa il suo tirocinio post laurea) i ricercatori sono tutti bianchi-europei mentre quelli delle pulizie sono tutti maori, i politici veramente importanti sono bianchi i maori sono tutelati da una commissione maori che ha l'obbligo di esistere in tutti gli enti pubblici.


Insomma in conclusione volevo solo sottolineare il fatto che non esistano i paesi dei balocchi, ogni paese ha i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi problemi affrontare, la sua storia, la sua gente. 
Troppo facile spalare merda sul proprio paese quando magari è l'unico che si conosce fino in fondo. Troppo difficile e piuttosto inutile paragonare storie e paesi totalmente differenti.

Sarebbe però utile imparare dagli sbagli e dalle esperienze degli altri!

1 commento:

  1. MI hai ricordato gli Innu, un popolo seminomade del nord america. Vivevano d'estate nel bosco dentro a delle capanne, poi il canada, subendo pressioni dalla chiesa, li costrinse a vivere in case vere. RIsultato?? suicidi e alcool

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