giovedì 14 maggio 2015

Join the green side of the fork!

14/05/2015
Adelaide, South Australia



Forse il mio più grande cambiamento durante quest'esperienza in Nuova Zelanda, è stato un aumento della consapevolezza di quello che sto mangiando. All'inizio mi sono trovato ad essere un vegetariano quasi per forza, visto che vivendo con una vegetariana, di carne se ne mangia ben poca. Riflettendo su questa mia abitudine che si stava consolidando, ho trovato alcune notizie a dir poco impressionanti sulla sostenibilità del consumo quotidiano di carne.
I dati sul consumo del suolo per produrre mangimi, i dati dell'acqua potabile consumata per produrre un chilo di carne, i dati sull'inquinamento legato al bestiame e all'agricoltura mi hanno lasciato fortemente impressionato.

Cibo:

Viviamo in un pianeta decisamente affollato, una persona su sei soffre la fame. Produrre carne, specialmente manzo richiede un grande corrispettivo in grano, per ogni chilo di carne prodotta, una mucca deve mangiare 13 kg di grano. Complessivamente il bestiame degli U.S.A. mangia 5 volte tutto il grano mangiato direttamente da tutto il genere umano.(a)
Ho conosciuto tante persone che senza la carne a tavola hanno come la sensazione di non poter saziarsi abbastanza con pietanze vegetariane. Io personalmente mi sto trovando molto bene anche senza carne, basta un po' di fantasia e voler sperimentare qualcosa di nuovo.

Ambiente:

Parlando di ambientalismo, che è poi questa la cosa che mi ha fatto più riflettere, solo il settore del bestiame è responsabile per il 18% dell'emissione totale dei gas serra (senza contare i trasporti degli animali vivi). Per avere un termine di paragone questa emissione di gas serra è il 38% in più dell'intero settore dei trasporti, moto, macchine, camion, aerei, treni e navi combinati. Inoltre l'agricoltura animale è responsabile del 37% dell'emissione di metano antropogenico (prodotto dall'uomo) e per il 67% del diossido d'azoto antropogenico (proveniente principalmente dai fertilizzanti).(b)
I dati del Climate Institute ci dicono che la produzione intensiva di carne è un processo suddiviso in molti livelli a partire dalla produzione, fino al trasporto e tutto questo porta ad un consumo energetico, e quindi ad un consumo di combustibili fossili. Sembra impossibile ma ogni caloria di manzo prodotta richiede 40 calorie di combustibili fossili. I dati possono variare, per esempio per la carne d'agnello le calorie diventano 57. (c)

Animali:

Purtroppo la gran parte della carne consumata nel pianeta proviene da factory farm, cioé fordiane catene di produzione il cui obiettivo è la rendita quindi non esattamente "sfamare il pianeta" come sentiamo dire in questi giorni. Per rispondere ad una sempre maggiore richiesta di carne i grandi produttori fanno uso dell'ingegneria genetica a scapito della salute dell'animale stesso a cui vengono somministrati antibiotici ancor prima che presentino malattie! Questo dato proviene dagli studi sulle factory farm americane, non so se in Italia sia esattamente così ma nel dubbio...
Per avere un altro termine di paragone in America vengono somministrati(agli umani) circa 1.36 milioni di kg di antibiotici l'anno, agli animali invece ne vengono somministrati (sempre prima che siano malati) circa 8 milioni di kg. (d)
Non è detto che la carne che esca da tutti questi animali strafatti sia per forza cattiva però non mi sembra esattamente il modo giusto d'agire.

Manzo, maiale, pollo o tacchino?

Spesso molta gente è raccapricciata dal vedere un cane o un gatto finire in padella, in realtà ci sono ben 44 stati al mondo in cui la carne di cane è considerata una normalità. Siamo un po' troppo legati alle nostre considerazioni culturali per quanto riguarda mangiare gli animali. In Europa non mangiamo il cane, in Australia tendono a non mangiare il coniglio, gli arabi non mangiano il maiale, gli spagnoli non mangiano i cavalli e gli indiani non mangiano le mucche. 
Ha davvero senso tutta questa differenza?
Basti pensare a quell'animale intelligente e socievole, con cure parentali per la prole, pulito (tende a fare gli escrementi in un solo posto), con un importante struttura sociale, riconosce l'uomo e gli si affeziona. Sembra un cane vero? Invece parlo del maiale. Poi è chiaro che allevare un maiale di 150 kg come animale da compagnia dev'essere piuttosto impegnativo


Tutti questi sono dati, solamente dati che però ritengo sia utile sapere per poter riflettere su quello che stiamo facendo ogni giorno, magari da tutta la vita. Spesso è difficile porsi domande sulle nostre abitudini ma è una cosa che, se si ha una certa sensibilità, ci troveremo a fare nella nostra intimità quotidiana.
Una cosa però è certa, se non abbiamo neanche la possibilità di conoscere dei dati come questi, è certo che non ci porremmo mai domande! 
Quindi ognuno faccia le proprie riflessioni e conseguentemente le proprie scelte.


Fonti:

Consiglio a tutti il libro di Jonathan Safran Foer - Eating animals

a: Pimentel, David. "Livestock production: Energy Inputs and the Environment" Science news Cornell University: 24 July 2008.

b: Food and agriculture organization "Livestock long shadow: Environmental issues and options", Rome, 2006.

c: Pimentel, David and Marcia; "Suistanability of Meat-Based ad Plant-Based dietr and the environment" American journal of clinical nutrition.

d: Il dato viene dall' Animal Health institute, descritto dal New York Times come un gruppo che riunisce i 31 maggior produttori di medicinali veterinari. Denise Grady, "Scientist see higher use on antibiotics on farms" New York Times, January 8, 2001.

sabato 2 maggio 2015

Seeya New Zealand!

01/05/2015
Aereo verso Melbourne - Adelaide


Dopo cinque mesi e mezzo volati in un batter d'occhio è giunta l'ora di partire da questo paese. Si ha un po' la sensazione di lasciare un amico conosciuto da relativamente poco, che ogni tanto ha tirato dei brutti tiri ma che ci ha regalato momenti indimenticabili. Sono convinto che saranno proprio questi momenti che resteranno impressi nella memoria negli anni a venire.
Mentre il furto della macchina, il disagio della società Maori, lo scontro di culture, la scarsa cura dell'ambiente, i discutibili host Karen e i crucchi impazziti e la quasi egemonia del fast-junk food verranno lasciate da parte e ricorderemo tutto quello che la Nuova Zelanda ci ha insegnato e di come siamo usciti cresciuti, uniti e arricchiti da questo viaggio.


Le acque cristalline e cangianti del lago Tekapo, i colossali Kauri, le spiagge di sabbia bianca, gli ambienti ancora selvaggi e liberi dalla diretta organizzazione umana, e poi Audrey, Dorian, Karina e Amandine, i very british Michael, Judith e Katherine, Chris e tutta la cricca di ricercatori al GNS, la Hima, Mike e tutti i miei colleghi a Bikebarn, Claude, Hugh e persino il gatto Monster (Monsty Monsty); li lasciamo alle spalle con un misto di nostalgia e di gioia che è difficilmente spiegabile a parole, li lasciamo con un goodbye che ha tuttavia un sapore di See ya!

sabato 25 aprile 2015

Era l'ultima passeggiatina domenicale...

26/04/2015
Naenae


I presupposti erano questi: fare una piacevole passeggiata domenicale sfruttando il bel tempo. Eravamo noi due, i nostri due amici francesi (Audrey e Dorian) e Amandine, un'altra collega francese dell'Alice. Abbiamo pianificato di andare a fare un breve giro in montagna visto che per Amandine sarebbe stata la sua prima volta.

La giornata è splendida e un bel sole ci accompagna, donandoci piacevoli energie positive nell'ora di macchina che ci separa da casa al punto di partenza della nostra escursione. Arriviamo al campeggio verso le 10 dove parcheggiamo e cerchiamo l'inizio del nostro percorso, ho quasi la tentazione di lasciare gli scarponi in macchina e proseguire con le scarpe da "avvicinamento", non avevo idea di quello che ci aspettava! Fortunatamente Dorian mi convince a prendere gli scarponi visto che c'è la possibilità di incontrare del fango. Purtroppo non ci sono moltissime indicazioni sul percorso, c'è una mappa ma con una scala troppo grande per rendersi conto di quello a cui stavamo andando incontro. Optiamo per un giro ad anello, passando per la cima della montagna "the Cone".

Dopo cinque minuti di cammino su un comodo sentiero dobbiamo affrontare uno spettacolare ponte tibetano, sospeso a 40 metri sopra un fiume! Il sentiero si snoda in mezzo al bosco di felci arboree, Rata tree ed altra flora locale. Non è affatto un sentiero facile, ripido con moltissime radici scivolose, sassi scoperti e muschi, il dislivello non è regolare, ci sono molti saliscendi e cambi di pendenza ma non abbiamo fretta quindi proseguiamo senza intoppi con alcune pause per rifocillarci e ammirare la fauna avicola locale. Abbiamo visto particolarmente bene e da vicino un Keroro o Fat Pigeon.









Verso mezzogiorno e mezzo iniziamo ad avere fame quindi ci accampiamo in una bella radura per mangiare, la flora è cambiata con l'altitudine e camminiamo in uno splendido bosco di faggi, con morbidi muschi ovunque, degno giaciglio per un qualsiasi, folletto, hobbit o lepricauno che si rispetti!

Il tempo però passa inesorabile e verso le due arriviamo ad un bivio: proseguendo si va verso la cima della montagna ad almeno 2 ore di cammino al nostro passo, a destra parte il sentiero per il loop track quindi per la macchina. Dopo una breve discussione decidiamo di proseguire fino alle tre e mezza per poi avere due ore abbondanti di luce per tornare indietro dalla loop track che sembrerebbe un po' più lunga ma molto più scorrevole del sentiero fatto in salita. Saliamo e saliamo e verso le 3 decidiamo di fermarci a suonare in una splendida e muschiosa radura (Audrey suona il flauto), finché all'ora prestabilita iniziamo a scendere.







Arriviamo al bivio verso le 4.30 e ci incamminiamo verso la loop track di buon passo, ma il sentiero non è affatto scorrevole, anzi, in alcuni posti è facile perdere la strada vista la florida vegetazione ed il sentiero segnato poco e frequentato ancor meno. Il nostro obbiettivo è scendere fino al fiume (quello del ponte tibetano) per poi seguire il suo corso ritornando al ponte e quindi alla macchina.
Camminiamo e camminiamo ci accorgiamo che alle 5.30 la strada per il fiume è ancora lunga e tortuosa, le nostre ombre si fanno via via più fioche fino a scomparire del tutto alle 6.30 quando ormai è buio pesto.

Già alle 6 iniziavamo a vederci poco ed abbiamo iniziato a tirar fuori i nostri scarsi mezzi di illuminazione che sono: 1 pila frontale e 3 cellulari con i led. Dopo un ora di cammino nel buio finalmente arriviamo al bivio del fiume, dove in teoria la strada avrebbe dovuto spianarsi... 
Il GPS segna altri 5 km di cammino fino al ponte.

Proseguiamo lentamente, facendo tappa per fotografare gli opossum e rimirar le stelle. Un'ora dopo i nostri flash dei cellulari si esauriscono e rimaniamo nel buio totale, senza luci, con ancora un oretta di cammino davanti a noi. Fortunatamente adesso il sentiero non è più così fangoso e scalinato come prima e con l'illuminazione dello schermo della macchina fotografica camminiamo per un altra ora fino ad arrivare finalmente al ponte tibetano, dove ci accoglie uno spettacolare cielo stellato, forse per congratularsi con noi di aver passato incolumi anche questa imprevista avventura.

... e così uscimmo a rimirar le stelle.

Abbiamo imparato:

- Nel dubbio, meglio gli scarponi.
- Sempre una torcia nello zaino da montagna.
- Cercare sempre la scala in una cartina.


domenica 12 aprile 2015

Ricette neozelandesi

41 Kowhai St.
Naenae, Wellington

Proprio così, una componente fondamentale della vita di tutti i giorni è quella dedicata al cibo e visto che il buon cibo è una delle belle cose della vita era ovvio che cercassimo di trovarlo anche qua, agli antipodi.

Premetto che forse in questo discorso potrei essere definito fascista sotto certi versi, visto che da buon italiano faccio fatica a discostarmi dalla pasta, dal pomodoro, dai formaggi (ahimé) e da tutte le cose la cui semplicità è raggiunta solo dalla loro bontà. Visto però  che ci piace sperimentare abbiamo provato a cimentarci anche nel cibo locale, o almeno in quello più appetibile.

Qua la cucina tradizionale maori è composta principlamente da pesce e vari molluschi (ricci di mare, vongole...) cotti in dei particolari forni scavati nel terreno, in cui le braci vengono coperte dalle pietanze e lasciare a cuocere per molto tempo. Questa è un' usanza direi quasi arcaica e non abbiamo mai avuto la possibilità di assaggiare qualcosa cotto in questo modo. I maori "moderni" o la gente più povera di solito si accontenta del fish and chips sotto casa, noodle istantanei, e altre cosette al limite del junk food, sembra che lo stile americano vada per la maggiore.
I kiwi benestanti mangiano un po' di tutto ma non mi pare esista una vera e propria cultura del cibo come esiste in Italia o in Francia, mangiano pasta italiana, wurstel tedeschi e patate all'inglese ma in media sono molto meno attenti di noi sul "buon cibo" (Che poi sarà veramente buono?). 
Come stile dei pasti sono paragonabili allo stile inglese, cioé colazione abbondante anche con uova, pancetta e formaggio, pranzo veloce e cena abbondante.

Un cibo molto popolare sono delle "pie" ovvero delle piccole torte salate (monoporzione) di pasta sfoglia ripiene di formaggio cremoso, carne o verdure. Una cosa di cui sono piuttosto fieri è la loro carne, di cui sono grandi produttori ma visto che noi in linea di massima non ne mangiamo non posso esprimere un vero e proprio giudizio in merito.

Il caffé. I Neozelandesi adorano il caffé ma è difficile trovare un espresso come lo troviamo da noi, la moka è praticamente inesistente e di solito usano le macchine da caffé stile americano oppure il caffé solubile. Per i primi 3 mesi non ho bevuto neanche un caffé, adesso solitamente a lavoro bevo quello stile americano o se c'è crisi l'istantaneo. Diciamo che mi sono abituato.

Quindi visto che non abbiamo una cucina tradizionale veramente a nostra portata stiamo cercando di esplorare al meglio la colossale cucina italiana ed europea provando ricette nuove con le cose che troviamo qui (senza spendere un patrimonio, ad esempio il parmigiano è venduto a 80$-55€ al chilo). Un'innovazione importante scoperta quaggiù è quella di sostituire il lievito di birra con il bicarbonato di sodio, visto che non riusciamo a trovare il lievito vero e proprio. 
Devo dire che i risultati per pizza, pane e torte sono sorprendenti: il tutto è più veloce e leggero! Provare per credere.


sabato 28 marzo 2015

Addio crossy – Fedele compagna di viaggio

.29/03/2013
41 Kowhai St. Naenae, Wellington

https://www.youtube.com/watch?v=SK27yI0tIkA

Per fortuna o purtroppo, devo porre un punto fine al nostro percorso con Crossy. Per dirla alla Matrix Crossy ha finito il suo percorso e ora sta ritornando alla sorgente delle macchine. Ma andiamo con ordine.

Sabato si prospettava una giornata tranquilla, occupandosi solo dei piccoli problemi quali andare a fare la spesa senza macchina in un giorno di pioggia. Dopo aver fatto le consuete comunicazioni intercontinentali ricevo una chiamata da un numero privato.

"Pronto,parla il comando di polizia. Abbiamo ritrovato la sua macchina si trova in Wainuiomata, 63 Wise Street. Ho ispezionato la macchina ma presenta danni alla porta, poi hanno fatto un "really mess" con l'accensione. Le consiglio di chiamare una ditta di rimozione per far portare la macchina ad aggiustare o demolire"

Mille pensieri in testa. Cosa facciamo con la macchina? Conviene aggiustarla o rottamarla e tentare di farci un po' di soldi? Calcolando che il trasporto della macchina da Wainuiomata (Un paesino dietro le colline a 15 minuti di macchina da noi) a Naenae costa circa 150 dollari, dobbiamo aggiungerci una porta rotta e l'iniezione andata calcoliamo almeno altri 600-700 dollari. Decidiamo quindi di cercare qualcuno che si porti via Crossy e ci dia qualche dollaro per le parti utili.

Cercando un po' online ci accorgiamo che c'è una concorrenza spietata di questi auto-demolitori che cercano auto vecchie per ricavarne parti di ricambio. Nella cittadina dove abitiamo, di cui Naenae è un triste sobborgo, ce ne saranno almeno una decina.

Dopo un po' di telefonate mi metto d'accordo con una di queste compagnie. Il tizio dovrebbe venire a prendermi, poi andiamo a vedere la macchina e poi contrattiamo un prezzo. Aspetto e aspetto ma nessuno si presenta, dopo un'oretta chiamo e mi dice che aveva capito male ed era andato da solo a vedere la macchina, solo che i poliziotti erano ancora li a prendere le impronte e gli avevano detto di andarsene. Resto un po' scocciato dal fatto che non mi avesse detto niente, quindi lo saluto e prendo contatti con un altro carro-attrezzi che mi dice che in pochi minuti mi passa a prendere per andare a vedere la macchina, poi potremmo contrattare il prezzo.

Il tipo è originario dell'Afghanistan, di poche parole ma piuttosto gentile. Dopo 10 minuti di guida spericolata arriviamo al posto dove la povera Crossy giaceva ormai da qualche giorno. I danni sono evidenti: cè un buco nella porta del passeggero e sotto il volante è rimasto soltanto un groviglio di fili, autoradio sparita, fornelli da campeggio e bombole sparite. Sono rimasti soltanto un paio di cd, una spazzola e una strana moneta cinese (non nostra).







Così, dopo aver contrattato un prezzo di 250 $, trasporto incluso, Crossy è stata caricata sul carro attrezzi e portata via, verso chissà quale avvenire...



sabato 21 marzo 2015

Coloni e colonizzati: disagi in Nuova Zelanda.

22 Marzo 2015
41 Kowhai St. Naenae
Wellington

Avevo in mente di scrivere un post anche sulle cose negative che abbiamo riscontrato in questo nostro viaggio ed esperienza, ma ho continuato a raccogliere materiali e testimonianze finché ieri è arrivato lo stimolo per scrivere un post sul genere. Perché? Perché ci hanno rubato la macchina.



Sembra strano, assurdo, cose dell'altro mondo ma è proprio così, perché siamo in un altro mondo. La nostra fedele Crossy era parcheggiata fuori casa come al solito, sul ciglio della strada (qui è piuttosto usuale, ci sono pochi parcheggi veri e propri ma le strade, almeno nei paraggi delle città sono molto larghe e con spazio per il parcheggio ai lati) e al mattino quando ci siamo svegliati la macchina era sparita, "evaporata in una nuvola rossa, in una delle molte feritoie della notte".
Contatto subito il centro di polizia per sporgere la denuncia, poi vengo a sapere dai miei colleghi che i furti di macchine vecchie parcheggiate in strada sono molto frequenti qua in Nuova Zelanda, generalmente sono giovani scapestrati e annoiati che per diletto rubano macchine vecchie (con scarsi antifurti) per andare a fare sgommate nei parcheggi, si parla di 30000 furti di macchine all'anno, su 4 milioni di abitanti è una bella percentuale! Statisticamente però meno del 30% delle macchine rubate sono a fini puramente lucrosi o per rivendita di pezzi vecchi. L'ulteriore beffa è che avevamo appena fatto la revisione alla macchina, spendendoci quindi altri soldi, ed eravamo pronti per venderla.
Al momento abitiamo in una quartiere carino ma piuttosto degradato, nel secondo dopoguerra era un posto molto ricercato con campi, fattorie e addirittura il primo "Mall" della Nuova Nelanda, che sarebbe una specie di piccolo centro commerciale all'aperto. Adesso però i campi sono spariti per far posto a casette di legno, il posto è abitato principalmente da immigrati di varie nazionalità e soprattutto da maori. Il degrado purtroppo è palapabile, uscendo di casa è facilissimo trovare bottiglie di vetro rotte in terra, magari vicino ai cestini. Ma il degrado più grande lo si vede guardando gli abitanti del posto, a me danno l'impressione di non aver alcun rispetto per loro stessi e per il bel posto in cui vivono, mi sembra quasi che abbiano idealizzato un ghetto malfamato newyorkese e vogliano provare ad imitarlo. Questo lo vedo da come tengono le case, dall'enorme problema di alcolismo che hanno, da quanto tengono ad avere il macchinone per fare i tamarri in strada. E' ovvio che questo è un discorso generalista e non tutti sono così, ma la nostra impressione è questa e va valutata per quello che è: un'impressione.
A questo proposito suggerisco il film "Once were warriors" che parla proprio di questa cosa, piuttosto utile per capire di cosa sto parlando.

Questo è un problema sociale non indifferente (non proprio solo un' impressione insomma...) e numerosi studi sono stati fatti a questo proposito per capire da dove venga questo disagio. Siamo giunti a conclusione che questi problemi provengono dalla mancanza di un vero e proprio tessuto culturale maori. Questo non perché non esista la cultura maori, anzi, ma perché durante la colonizzazione della Nuova Zelanda, in seguito a numerosi conflitti e dopo aver trovato finalmente un'accordo (Il famoso trattato di Waitangi) i maori hanno venduto tutta la loro terra ai colonizzatori inglesi, basti pensare che in circa 15 anni i possedimenti dei maori si sono ridotti del 90%. Con la terra i maori hanno inziato ad impoverirsi e a doversi adeguare ad un modello di vita più occidentale, con parecchie difficoltà. Questa difficoltà probabilmente proviene dallo stile di vita maori in cui non esisteva una vera e propria proprietà privata, c'erano delle tribù che occupavano la terra e ne ricavavano quello che necessitavano per vivere.
Ci vorrranno altri anni per avere un tessuto sociale veramente omogeneo, il governo sta stimolando la popolazione Maori ad istruirsi tramite svariati contributi per chi frequenta l'università, e anche la popolazione "bianca" sta conoscendo ed apprezzando la vera cultura maori, ma c'è ancora molta strada da fare. La prova di questo è riscontrabile in diversi posti: in città i manager incravattati sono tutti europei mentre gli spazzini e i manovali maori, al GNS (dove l'Alice fa il suo tirocinio post laurea) i ricercatori sono tutti bianchi-europei mentre quelli delle pulizie sono tutti maori, i politici veramente importanti sono bianchi i maori sono tutelati da una commissione maori che ha l'obbligo di esistere in tutti gli enti pubblici.


Insomma in conclusione volevo solo sottolineare il fatto che non esistano i paesi dei balocchi, ogni paese ha i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi problemi affrontare, la sua storia, la sua gente. 
Troppo facile spalare merda sul proprio paese quando magari è l'unico che si conosce fino in fondo. Troppo difficile e piuttosto inutile paragonare storie e paesi totalmente differenti.

Sarebbe però utile imparare dagli sbagli e dalle esperienze degli altri!

venerdì 13 marzo 2015

Incontri ravvicinati del terzo tipo



E' parecchio tempo che non scrivo più niente sul blog e chiedo scusa per il vostro "disappointment" ma da quando siamo entrati nella routine lavorativa il tempo da concedere al blog è drasticamente diminuito! Nonostante questo però non posso certo sorvolare sulle nostre ultime spassose avventure Bando alle ciance:


  • In una domenica troppo nuvolosa per andare al mare abbiamo deciso di concederci una visita a Zealandia, una riserva naturalistica situata nelle colline sopra Wellington. La riserva è delimitata da un cancello metallico alto 2,5 metri, con delle grosse grate con spaziatura di soli 0,6 cm, inoltre ci sono controlli sugli zaini all'ingresso della riserva, sembrava di entrare a Fort Knox... Tutto ciò per scongiurare un'eventuale invasione di mammiferi o pests (pesti). Queste terribili creature non sono altro che topolini, donnole, ermellini, ricci, faine, opossum e gatti selvatici che possono essere simpatici e cucciolosi ma quando si tratta di mangiare le uova di uccelli indigeni o di rovinare il loro habitat non fanno certo i complimenti.
    La riserva è situata in una valle contesa dai diversi pastori e mandriani per la gran disponibilità di acqua, un ricco magnate inglese l'ha però acquistata per mantenere intatta la sua splendida autenticità, ormai piuttosto rara in Nuova Zelanda. Poi il comune di Wellington ha allestito questa riserva in tempi molto più recenti.
    Una piccola nota: la grande disponibilità di acqua ha fatto in modo che svariati anni fa costruissero una bella diga proprio sopra la città, guarda caso sopra due faglie tettoniche pericolosamente attive! La diga è andata in disuso ma nonostante ciò è ancora in piedi e sorregge un lago pieno di uccelli e pesci nativi!
    Tra le star della nostra visita non potremo certo dimenticare i Kaka, temibili pappagalli incredibilmente intelligenti anche se fuori di testa. Perché? I Kaka hanno strane e dispettose abitudini, ad esempio adorano mangiare le guarnizioni dei finestrini delle automobili non solo quando le macchine sono parcheggiate, persino quando le macchine sono in partenza! Mi spiego meglio: una macchina è parcheggiata quando un Kaka arriva per il suo gommoso spuntino. Arriva anche il padrone della macchina che, perplesso dal pappagallo, mette in moto il motore e parte. Un uccello normale sarebbe già volato via ma questi no! Stanno là a fare car-surfing finché la velocità del mezzo è troppo elevata e finiscono scaricati in malo modo.

    Alcuni di loro ci lasciano addirittura le penne...

    Un altro incontro divertente sono stati i Takehe, grossi uccelli inadatti al volo (te credo, chissà quanto peseranno...) dal piumaggio blu elettrico e dal grosso becco arancione. Questi non sono intelligenti come i loro amichetti Kaka infatti vengono nutriti più volte dallo staff della riserva e senza questo nutrimento ben preparato si troverebbero a passare tutto il giorno a mangiare i minuscoli semi in cima ai ciuffetti d'erba visto che li adorano e fanno fatica a mangiare altro. Vista la stazza (circa come una grossa anatra) però con i semini d'erba non riescono a sostentarsi.

    Alcuni di loro ci lasciano addirittura le penne...

    Un'altra divertente bestiaccia che abbiamo potuto conoscere è il leggendario Tuatara, unico superstite di un'antico gruppo di rettili estintosi durante l'estinz ione K/T, 65 milioni di anni fa. Piuttosto noioso nonostante tutto, soprattutto per la sua pigrizia ed immobilità. Sapete quant'è il ritmo respiratorio di un Tuatara? Un respiro ogni ORA, forse è per questo che possono vivere anche 100 anni!